LA VOCE CHE MANCA
  1. L'opera "Protagonisti di Ieri" è un'opera esemplare che bilancia peculiarità dell'atto pittorico con l'apparente elementarità della scena disegnata. Una scena rurale nuova perché vi si specchia un sentimento raro che sa riflettere l'osservatore ed illuminare la sapiente scelta cromatica.
  2. L'opera "Geometrie naturali" è tra le opere che meglio riassume la capacità istintuale dell'artista. L'opera muta costantemente nella sua immutevolezza. Ogni sguardo rivela una sfumatura in più, un particolare in più. Insomma, una minuzia pittorica che riempie lo sguardo senza stancarlo mai.
  3. "Tutto è Compiuto". Qui l'artista interpreta la morte di Gesù e lo fa in una chiave che può essere solo personale, non esistendo una testimonianza oggettiva a riguardo. L'intento descrittivo riesce. Il pathos la fa da padrone. Il Cristo si mostra al fruitore con uno sguardo allungato dove il volto sembra orientato ad un restringimento testimoniando così la sua stessa fine. Non ride. Ma è lecito pensarlo come in un'esalazione dolce nel dramma, sembrerebbe infatti quasi possedere un accenno di sorriso enigmatico, là dove come si sa, sofferenza e amore si equivalgono e distendono lungo un asse simmetrico.
  4. "Oggi è Ieri; Sei gli altri il cui Volto è Polvere. J.L. Borges". L'artista interpreta la citazione tramite un'immagine figurativo surreale. L'opera pur nella chiarezza espositiva, è una delle rappresentazioni più "strane" dell'artista. Segna infatti una maturità verso un mondo interpretativo e più strettamente intimo, dove la scena si afferma più che mai come timbro di fabbrica. Interessante l'idea del frecciarossa che contiene la vecchia locomotiva. Un treno dentro l'altro. Gli omini passeggeri sono identificati per epoche da un linguaggio non verbale e sono rappresentati senza volto rendendosi esplicativi della citazione stessa. La stazione che è altresì divisa idealmente in due epoche distinte, l'una spoglia l'altra avveniristica grazie alle strisce per i non vedenti, accentua la parabola temporale.
  5. L'opera "Trudy Oggi" segna un'operazione comunicativa della pittrice che passa dai suoi canoni più classici ad una nuova corrente di pop art. Una pop art post - moderna, del tutto personale dove l'artista ci parla dei nostri giorni indagando quelle condizioni sociali che affliggono la società. "Trudy Oggi" è allora denuncia di un atteggiameto sociale estremizzato, frenetizzante verso una non accettazione di se e della realtà dettata dalla stessa natura. Evergreen è il messaggio. Botulini e siliconi che spersonalizzano il nostro corpo e ci rendono somiglianti solo a dei fumetti. L'uomo non esiste più, scompare da se stesso. La carne è tirata e le ossa sorreggono un giullare o manichino.
  6. Difficile è lasciar sostare il vino nelle botti quando la bellezza dell'osservato da visione diventa parola. In questo modo l'occhiata ubriaca la nostra mente inebriandola. La vigna quale elemento della natura chiamato in causa, è svelata attraverso la propria capacità persuasiva ed è strettamente connessa agli arnesi, immancabilmente storici e che fermi portavoce dell'umano esistere, vivono assopiti, quasi a sapere troppo, lungo la scena che altresì dominano. L'artista come una trottola viene e va in quella costante che sa fuggire la forma per poi cercarla ancora. L'intento è qui certamente il secondo e mette in luce il gusto libero di fungersi levatrice di emozioni proprio emergenti dalla forma la quale soggetto incontrovertibile e sovrano intorno a noi, rappresenta ciò che prima ancora del colore l'occhio percepisce. Indugiando nella disamina ancora un attimo, su questa scia potrei intravedere nell'opera e perché no, un intento didascalico che trova per mezzo della figura, quell'appiglio utile a condurre l'uomo verso un ritorno urgente alle certezze. Una pennellata che all'occorrenza nasconde la sua medicina insomma, che fa capolino compostamente sul mercato dell'arte per correggere con la sua entità insieme a tutti gli altri lavori figurativi lo smarrimento che vede stramazzare al suolo il terzo millennio e che può indirizzare le coscienze ad un rientro in carreggiata senza bisogno di prescrizione medica, basta la riflessione.
  7. L'opera "Non è più il Povero Atlante" è testimonianza lungimirante di come arte e scienza siano sul piano concettuale evocative l'una dell'altra. Qui L'artista, partendo dall'articolato concetto di riproduttività che attiene al mondo della biologia, sposta l'attenzione dalla stessa per ubicarlo nell'ambito della pittura. L'arma dei colori intensi e vivaci offre uno scenario che gratifica la vista e la presenza della simbologia pittorica dei quattro elementi che compongono la vita ovvero fuoco, terra, acqua ed aria, si fa chiara e sacra dinnanzi a noi. E' così appurato; L'Atlante del titolo che il mito greco identifica col portatore ufficiale del mondo sulle spalle, può finalmente curare la sua cervicale.
  8. L'opera "La Tua Arianna" è un'opera a carattere astratto informale. L'artista dimostra così versatilità di stili. Per approdare ad una mancanza complessiva della forma, la pittrice passa infatti dapprima dalle rappresentazioni paesaggistiche al ritratto, transita via mare proprio con le sue marine, affronta una pop art che rivisita e tratta temi simbolici e surreali. Nonostante l'assenza di gravità dei canoni imposti dal raffigurato, l'opera ha il pregio di mantenere la sua leggibilità. Il labirinto è particolare per il bel cromatismo e per i suoi spigoli, più angusti nella porzione centrale e forse un po' meno angusti in basso a destra come simbolo di nascita. L'opera riprende il mito di Arianna e riflette sulle interpretazioni del femminile.
  9. L'opera "Omaggio al Caravaggio; La Deposizione nel Sepolcro", rappresenta l'esigenza dell'artista di cimentarsi con la Pittura suprema del Caravaggio. L'intento primario è quello di imitazione della capacità altrui, nella convizione che un colosso come il Merisi si possa solo imitare. Esistono del resto altri spazi ed altri tempi dove l'artista dà sfogo a proprie interpretazioni all'interno della sua produzione. Il gesto dell'imitare non è qui solo cercato dunque, ma ella vi aspira profondamente. La prova con se stessa è vinta ed anche la critica la gratifica grazie ad una nuova analisi dell'opera offerta al pubblico da un'esposizione della stessa, rovesciata nel suo senso per esaltare la fattezza del Cristo e conferirle così un tocco di modernità prospettica.
  10. L'opera "La Beatitudine" dona all'osservatore un eccezionale ritratto di Padre Pio dal quale l'artista sprigiona impareggiabile umanità e sentimento di benevolenza e le racchiude in uno sguardo che risulta dolcemente accigliato. I fiori sono simbolo di potenza del creato ed insieme agli Angeli Musicanti del Signorelli sofficemente ricurvi su di essi, amplificano la narrazione anticipata dal titolo costituendo perfetto passepartout.
  11. L'opera "Orvieto" rappresenta una celebrazione del patrimonio culturale della città adottiva della pittrice che ne imprime con avvedutezza il valore sulla tela. Il potenziale effetto cartolina non infastidisce grazie all'eloquenza dell'operato scaldato anche dall'ottimo livello cromatico.
  12. L'opera "Felicità Anni Sessanta" palesa uno scorcio di vita vissuta dell'artista, appartenente al periodo adolescenziale. La tela accoglie qui una sintesi della spensieratezza di una gioventù ambientata nei suoi anni sessanta. Le interminabili passeggiate trascorse all'aria aperta in seno a quelle che erano i primi modelli di biciclette in circolazione sul mercato, sono presentate dalla memoria dell'artista grazie ad un raffigurato volto all'enfatizzazione del ricordo stesso. Ecco allora l'inventiva di un primo piano della ruota anteriore del veicolo, diventare l'obiettivo dal quale sbirciare l'armoniosa composizione offerta dal gruppo di amiche. Il risvolto da ricordo a pittura è sottolineato ancora dai raggi della bicicletta dei quali l'artista prosegue idealmente il tracciato per mutarli in raggi di sole che bucano il terreno per poi sovrastare la scena.
  13. L'opera "La Bocca dell'Inferno" appartiene al filone rimandante al discorso sulla pop art post moderna intrapreso dall'artista. Su un piano iconografico si ha una denuncia del male di vivere dettata da una società improntata sull'ingordigia e l'avidità di denaro. Su un piano iconologico possiamo rintracciare poi un rimando più ampio alla fame nel mondo. La Bocca simboleggia allora un circuito di possidenti sul quale sono costretti conseguentemente a bilanciarsi tutti quei paesi del terzo mondo caratterizzati da forte pauperismo. In tal senso l'euro figurando in solitario, diviene rappresentazione metaforica di un circuito monetario unico. Lo sfondo allude ai tormentosi luoghi dell'inferno. L'opera brilla nel saper trattare con ingegno argomenti molto battuti in chiavi classiche o consuete.
  14. L'opera "La Nostra Centrifuga", seguita la Pop Art dell'Artista. La capacità interpretativa trova spunto in una lavatrice. Oggetto inseparabile della nostra quotidianità ma anche elettrodomestico dall'accattivante design, entrato a pieno titolo nell'emblema della moda grazie ad una linea di abbigliamento accessorio che lo vede graficamente protagonista in una produzione di borse. Ciò nonostante, prerogativa dell'opera vuol essere un approccio critico che accenda la nostra riflessione e chissà, più arditamente, che possa fare leva sulle nostre coscienze. Carletti solleva una denuncia globale. Pone nel mirino tutto e tutti. Ella, attraverso immagini ricavate da carta di giornale riciclata, immette il mondo in un'enorme centrifuga per testimoniare i nostri eccessi. Tutto si trita, si mischia, si consuma con rapidità, sino alla restante inconsistenza eterna di una materia che strapazzata scompare. La diffusione degli Shopping Club o della Sigaretta Elettronica che richiedertà poi tempo ed energie per essere normata, sono efficaci esempi con cui rilevare il nostro tempo. Altresì, il taglio complessivo di quest'opera-messaggio del "tutto Bio e tutto Eco", ausilia una riflessione completa indagando le manie che radicano durante il secolo duemila.
  15. Attraverso la raffigurazione dell'opera "La Madonna e il Bambinello", l'artista regala a se stessa l'opportunità di procedere a poco a poco, in direzione di quella consapevolezza pittorica suprema alla quale per eccellenza l'Arte Sacra conduce. Due gli aspetti peculiari che spiccano dalla scena narrata: Dapprima si incontra la figura di un Bambinello che, seppur neonato, sorregge delicatamente tra le dita del braccio destro tendente alla Madre un mazzolino di fiori composto da quattro margherite gialle e qui il gesto è metafora di profonda adorazione materna espressa con uno stupore deliziato che sa farci accorgere di un Gesù completamente rapito nel guardare il volto della Madre; A sua volta la dedizione per il figlio che appare sul volto di Maria durante lo sguardo attento che questa ad egli rivolge, potrebbe indurre a credere la stessa espressività, vivificata attraverso il compimento di un bacio sulla fronte del piccolo. In realtà è esercitato qui un labile confine tra apparenza ed essenza e la Madonna è rappresentata in una posa con le labbra poggiate, come in ascolto, sulla fronte del figlio. E' chiaro come entrambi i protagonisti siano congiunti da reciproco "appetitus boni" e come la stessa tendenza al bene contamini anche l'osservatore. La seconda e finale peculiarità incontrata è la presenza della paglia. Metafora di nascita gloriosa da sempre legata a Gesù Bambino essa richiama alla memoria il concetto di duplice nascita con implicito riferimento dunque anche alla Resurrezione. In chiave di credo religioso, ambedue i rimandi suggeriscono alla coscienza del lettore l'atto salvifico del Padre Celeste nei confronti dell'uomo.
  16. "Nell'Arte Matrioska" di Maria Carletti i distintivi tratti pittorici in grado di sprigionare tutta la singolare tenerezza e la singolare brillantezza espressive, si confermano identico fiore all'occhiello che anche questa volta non tarda a tuffarsi nei nostri occhi. Ciò nonostante è evidente come la Carletti abbia esigenza di andare ancora oltre quell'arte "bella da vedere", così funzionale ad incarnare perfettamente il suo stesso scopo o la sua stessa ragion d'essere e riesca a determinarne una, che in contemporanea sia anche notevolmente "bella da pensare". La figura della Matrioska è metafora folgorante di una sintetizzazione di un universo posto a contenitore del concetto di relatività dell'uomo e quindi di relatività della vita stessa; un universo così grande ed allo stesso tempo così nullo. La poetica della Carletti sposa ancora una volta nell'opera "Universo uno nessuno centomila" dramma e poesia. Su analogo binario interpretativo di natura appena più allusiva, avvistiamo giocattoli di legno in grado di contenere dentro di sé nuovi uomini e donne in uno sviluppo all'infinito che, sputati al centro di una luce emanata da un ideale Big Bang, si stagliano sulla scena inanimemente onniscienti. Uomini-Giocattolo movimentati da uomini torvi e piccoli come loro stessi aleggiano allora nella magnificenza di un'area che ci parla di un mondo anch'esso torvo e piccolo, misterioso perché inutile e privo di sensatezza dove l'imperfezione, prevaricatrice, impone il suo personalissimo scacco matto quotidiano.

Critiche a cura di Ilaria Pettinelli